C’è coprifuoco e coprifuoco

Pandemia – Arma antica che evoca le guerre. Ben più gravi di quella contro il Covid-19
/ 26.10.2020
di Alfredo Venturi

La battaglia contro il Covid-19 si combatte anche, in molti Paesi d’Europa e nel resto del mondo, con l’arma antica del coprifuoco. Qualcosa che sembra stridere con i nostri tempi, fa un certo effetto vedere deserte le strade delle nostre città. Parigi per esempio, la scintillante Ville Lumière annichilita dalle nove di sera alle sei del mattino, soltanto sporadicamente animata dalle pattuglie di polizia a caccia dei trasgressori. Il coprifuoco evoca la guerra, quando nei Paesi coinvolti veniva applicato letteralmente, nel senso che i governi intimavano di coprire le luci per nascondere le città prese di mira dai bombardieri notturni. Oggi questa misura non servirebbe più, la tecnologia ha offerto all’arte della guerra sofisticati strumenti di localizzazione e dunque non basterebbe più a proteggerci il buio della notte.

Il coprifuoco serve, invece, per limitare i contagi. Ne esistono due tipi. C’è quello appena citato, che consiste semplicemente nell’imporre di spegnere le luci, per difendersi dai bombardamenti come nel caso della Seconda guerra mondiale o anche, come è accaduto da molte parti al tempo della grande crisi energetica degli anni Settanta, per risparmiare elettricità. Era un coprifuoco letterale, che non implicava necessariamente il divieto di uscire di casa. Quello di questi giorni, chiaramente espresso dal termine tedesco Ausgangssperre, non riguarda le luci ma impone ai cittadini di rimanere tappati in casa al sicuro, lontani dal virus. La stessa pratica è servita spesso a difendere non la gente ma il potere minacciato dal dissenso.

La misura restrittiva che si pratica in molti Paesi nei giorni della pandemia è la più vicina al coprifuoco delle lontane origini, è analogamente protettiva. Erano i tempi in cui le nostre città erano fatte prevalentemente di legno, mentre l’illuminazione si ricavava dalle fiamme di torce e candele e il riscaldamento invernale da quelle di stufe e camini. Dunque gli incendi erano all’ordine del giorno, anzi della notte, tanto per citarne uno il Great Fire che incenerì Londra nel 1666. Per questo nacque il coprifuoco, bisognava coprire quelle fiamme per impedire che innescassero disastri. Ovviamente la misura non incideva di per sé sulla libertà della gente di andarsene a zonzo per le vie tenebrose, ma a parte questo dettaglio aveva, come oggi la lotta contro la pandemia, un carattere tipicamente difensivo.

La libertà di movimento viene invece messa in discussione ogni volta che i governi, a cominciare da quelli autoritari, considerano prudente tutelarsi dalla possibilità di disordini o rivolte, o più semplicemente da una criminalità che tendenzialmente agisce di notte. Un esempio di autotutela del potere quello egiziano del 2011, quando fu imposto il coprifuoco per domare una durissima contestazione popolare. Negli Stati Uniti, anche in anni recenti, sono state adottate misure di questo tipo da parte delle autorità locali, contee o municipalità, per frenare le imprese delle bande giovanili abituate a guerreggiare durante la notte. In questi casi il coprifuoco consiste proprio nel divieto di lasciare le proprie abitazioni. Sono imposizioni giuridicamente assai controverse, e chiamano in causa i molti emendamenti costituzionali che tutelano negli Stati Uniti i diritti individuali.

Altri esempi storici riguardano le emergenze dovute a catastrofi sismiche, come il terremoto che devastò il Cile nel 2010. A volte la misura è selettiva, come quella che colpì la comunità americana di origine giapponese durante la Seconda guerra mondiale. O come certi divieti di uscita per classi di età: talvolta, ancora negli Stati Uniti, i giovani sono stati rinchiusi in casa o comunque affidati alle famiglie. Si trattava di combattere i vandalismi, le sparatorie, gli abusi sessuali, gli eccessi di bevande alcoliche o la guida in stato di ebbrezza: tutte pratiche che troppo spesso movimentano le notti americane e non soltanto quelle. Nelle intenzioni di chi le applica, queste misure hanno anche la finalità di responsabilizzare le famiglie.

In Italia, dove il coprifuoco riguarda finora soltanto alcune regioni colpite dal Covid-19 in modo particolarmente grave, la memoria corre agli eventi dell’ultima guerra mondiale. I meno giovani ricordano il frequente coprifuoco temporaneo per le incursioni aeree, l’urlo delle sirene, le corse verso i rifugi nelle strade oscurate, le cantine e i bunker squassati dalle esplosioni, l’attesa col cuore in gola del segnale di cessato allarme. Ricordano anche gli eventi successivi al 25 luglio 1943, quando uno dei primi provvedimenti del governo guidato da Pietro Badoglio, che aveva preso il posto di Benito Mussolini sfiduciato dai gerarchi fascisti e fatto arrestare dal re, impose il coprifuoco dal tramonto all’alba. Nelle zone occupate dalla Wehrmacht furono i comandi tedeschi a decretare qua e là la Ausgangssperre, agevolando i rastrellamenti casa per casa per catturare oppositori da mettere al muro e gente comune da spedire in Germania ai lavori forzati. È una pandemia ben più grave dell’attuale, la guerra.