Una Castro presidente in Honduras. Non è una parente dei Castro cubani, ma il cognome e la fama di simpatizzante castrista le sono bastati a mietere voti tra gli elettori di sinistra di un Paese dal quale un milione di persone è scappato e vive illegalmente negli Stati uniti e nel quale una buona metà dei rimasti in patria vive delle rimesse che arrivano dagli Usa. Si chiama Xiomara Castro. È stata eletta con uno schiacciante 56% delle preferenze, dato per lei fondamentale perché non consente dispute sul riconteggio, inizialmente annunciato dagli avversari. Negli ultimi 12 anni è stata la leader dell’opposizione ai Governi conservatori dell’Honduras. La sua figura politica è nata nelle manifestazioni di strada che nel 2009 si opposero, senza successo, al golpe che depose l’allora presidente Manuel Zelaya, suo marito. Da allora la figura di lei s’è rafforzata al punto da assicurarle sostegno e voti anche lontani dagli ex simpatizzanti dell’ex presidente cacciato manu militari.
Zelaya era stato eletto con il Partito liberale nel 2005 e deposto con un colpo di mano maldestro, ma riuscito, quando un gruppo di militari lo portò via in pigiama dal palazzo presidenziale. Fino al 2009 in Honduras ogni elezione veniva giocata tra partito nazionale e partito liberale, due formazioni storiche esistenti la prima dal 1902 e l’altra dal 1891. L’arrivo di Zelaya trasformò la scena politica perché lui, eletto col Partito liberale, in pochi mesi virò verso la sinistra radicale che in quegli anni aveva nel Venezuela di Hugo Chavez e nel Brasile di «Lula» i suoi riferimenti continentali. La pagò cara. «Sono atterrato in Costa Rica in pigiama, non ho nemmeno i calzini», raccontava lui al telefono la mattina dopo il golpe, ancora incredulo.
Vecchio aristocratico, Zelaya era stato eletto con voti liberali e conservatori. Il suo tentativo di svolta a sinistra, ostacolato per mesi dalla ferrea opposizione del potere giudiziario e della maggioranza conservatrice del Parlamento, fu bloccato all’alba di una domenica da un colpo di stato in vecchio stile, con carri armati in strada, un black out di 24 ore nella capitale, otto ministri arrestati. I militari lo svegliarono con colpi di mitraglia fuori dalla sua residenza privata. Secondo il suo racconto, dopo un breve conflitto a fuoco con le guardie del corpo, i militari entrarono, gli puntarono in faccia il fucile e gli ordinarono di consegnare il cellulare che aveva in mano. Dieci minuti dopo venne trascinato fuori di casa e trasportato in tutta fretta in una base militare da cui fu fatto decollare l’aereo presidenziale con destinazione Costa Rica.
Il Congresso, che appoggiava i golpisti, nominò subito al posto di Zelaya Roberto Micheletti, fino al giorno prima presidente del Parlamento. Appena insediatosi Micheletti decretò lo stato d’assedio. La comunità internazionale non lo riconobbe come legittimo. Da quel giorno il ruolo di Xiomena Castro cominciò a diventare prima quello di referente delle proteste contro il golpe e poi, via via, mentre lei coltivava relazioni con i diplomatici amici dei Paesi ex alleati del Governo Zelaya, si è trasformato in quello di capa dell’opposizione. Nel 2013 si è presentata alle elezioni ma le ha perse. In queste ultime ha vinto e rivendica già come suo personale successo il fatto che l’affluenza al voto è schizzata al 68%, 10 punti in più delle ultime elezioni.
Castro vince in Honduras
La nuova presidente Xiomara ha raccolto voti soprattutto a sinistra
/ 06.12.2021
di Angela Nocioni
di Angela Nocioni