J.K. Rowling può tirare un sospiro di sollievo. La riforma della normativa di genere voluta dalla premier Nicola Sturgeon, volta ad agevolare in Scozia la procedura legale per il cambio di sesso, non s’ha da fare. Almeno per il momento. La celebre scrittrice inglese – autrice della saga di Harry Potter – si era infatti opposta con forza all’iniziativa, poi approvata a larga maggioranza lo scorso mese ad Edimburgo. Ma il Governo britannico è venuto in soccorso dei numerosi detrattori della riforma bloccando il controverso provvedimento. E lo ha fatto invocando per la prima volta nella storia la «Section 35», la quale impedisce la convalida reale delle leggi di Holyrood se ritenute in conflitto con quelle di Westminster. Sturgeon ha già annunciato che si rivolgerà ai giudici, definendo l’azione «un attacco frontale al democraticamente eletto Parlamento scozzese». Ma quella della premier scozzese si preannuncia già una battaglia persa.
La riforma – passata lo scorso dicembre con 86 voti favorevoli e 39 contrari – prevedeva che una semplice autocertificazione, e il compimento dei 16 anni di età, fossero sufficienti per legalizzare il cambio di genere in Scozia. Non solo. Oltre alla rimozione del requisito della diagnosi medica della disforia di genere – come invece prescritto nella legislazione di Inghilterra e Galles – per ottenere il Gender Recognition Certificate (il Certificato di riconoscimento del genere), sarebbe stato sufficiente avere avuto il genere acquisito per appena 3 mesi (innalzato a 6 mesi per sedicenni e diciasettenni) e non più 2 anni come richiesto nel resto del Regno Unito dal Gender Recognition Act, la legge che nel 2004 ha sancito il diritto per i transgender di ottenere il suddetto certificato in Gran Bretagna.
Questo significa che qualunque persona over 16 in Scozia avrebbe in sostanza avuto il diritto di divenire legalmente uomo o donna affermando meramente di esserlo, a prescindere dal sesso biologico o diagnosticato dal medico. La riforma della normativa sul riconoscimento dell’identità di genere era stata voluta con forza dalla leader del Partito Nazionalista Scozzese (SNP) per rendere più facile il cammino «verso la vita desiderata», di quella che descrive come una minoranza emarginata. Secondo Sturgeon, infatti, la riforma denominata Gender Recognition Reform Bill, non avrebbe riconosciuto diritti nuovi alle persone trans, ma «semplificato procedure esistenti».
Di tutt’altro avviso J.K. Rowling che ha dichiarato: la premier è «una distruttrice dei diritti delle donne» e la sua riforma è «il singolo più grande attacco ai diritti delle donne e delle ragazze scozzesi» che abbia mai visto nel corso della sua vita. La scrittrice, che vive ad Edimburgo e in gioventù è stata vittima di stupro, teme che la revisione della normativa possa consentire a predatori sessuali di accedere più facilmente a spazi e servizi riservati solo alle donne con la scusa del cambio di genere. Anche perché, seppure la riforma preveda che sia reato rendere una falsa dichiarazione sulla propria identità sessuale, non precisa come debba essere appurata la veridicità o meno della stessa. Secondo Rowling, inoltre, c’è un’oggettiva carenza di servizi a tutela delle donne vittime di violenza in Scozia: la maggior parte dei centri anti-violenza includono i trans e si rivolgono a entrambi i sessi.
Da qui la decisione di fondare e finanziare una struttura a Edimburgo riservata esclusivamente a donne che hanno subito abusi, con personale al 100% femminile. Si chiama Beira’s Place, dal nome della dea scozzese dell’inverno, Beira, che rappresenta «saggezza, potere e rigenerazione femminili». Nel consiglio di amministrazione dell’ente privato siedono oppositrici alla riforma come Isabelle Kerr, ex responsabile di un centro anti-violenza a Glasgow. «La violenza contro donne e ragazze è un problema che si riscontra in tutte le culture, classi e religioni», ha affermato Kerr, ricordando come «i crimini di genere siano per la stragrande maggioranza perpetrati da uomini e subiti da donne».
Rape Crisis Scotland, che ha 17 centri anti-violenza in Scozia, ha accolto con favore l’iniziativa di Rowling, ma ha anche sollecitato l’apertura di Beira’s Place a persone trans e non binarie, puntualizzando come in 15 anni di attività dell’associazione non ci siano mai stati abusi del servizio. Il centro edimburghese dell’associazione, in linea con la sua linea inclusiva, è guidato fra l’altro da una donna trans, Mridul Wadhwa, la quale lo scorso anno aveva accusato le donne che si oppongono a ricevere aiuto da persone nate maschio di avere pregiudizi, esortandole a rielaborare il loro trauma. «In quanto reduce da violenza sessuale io stessa, so bene quanto sia importante per chi ha subito la stessa esperienza avere l’opzione di ricevere assistenza solo da donne in un luogo riservato alle donne in un momento così delicato», ha ribattuto l’autrice di Harry Potter.
Tornando a Sturgeon – che si professa femminista fino al midollo – le vere minacce ai diritti delle donne non provengono dalle donne trans, ma da quei Governi che legiferano sulla capacità riproduttiva femminile e da regimi oppressivi come quello iraniano o afgano; i suoi detrattori invece la accusano di anteporre i diritti della minoranza trans a quelli delle donne. Alla fine spetterà quasi certamente ai giudici stabilire chi ha ragione e accertare se la dibattuta normativa scozzese è effettivamente incompatibile con quella vigente nel resto del Regno o meno.