L’enorme perdita subita dalla Banca nazionale svizzera (Bns) ha suscitato molte emozioni, senz’altro favorite dai titoli usati dai media, nell’opinione pubblica svizzera. La cifra – 95,2 miliardi di franchi – è senz’altro ragguardevole, anche perché subita nell’arco di soli sei mesi. Se però guardiamo al bilancio globale della banca, che è di quasi 1000 miliardi di franchi, il dato subisce subito un certo ridimensionamento. Da tempo, del resto, si va richiamando l’attenzione sul bilancio della Bns, fuori di proporzione con l’economia svizzera e si chiede un ridimensionamento. Questo anche perché un bilancio enorme ha ripercussioni pure enormi, come quella di cui stiamo parlando. D’altro canto abbiamo anche sempre attirato l’attenzione sul fatto che le cifre indicate dal bilancio della Banca nazionale svizzera sono grandezze contabili, nel senso che non sono necessariamente e immediatamente traducibili in grandezze concrete, come quelle di una qualsiasi altra impresa o anche di una banca.
Ma, in sostanza, a che cosa è dovuto questo bilancio e quindi anche questa grossa perdita? Essenzialmente alle grandi quantità di divise estere acquistate in passato per difendere il franco svizzero da una troppo forte rivalutazione, a danno soprattutto delle esportazioni svizzere e del turismo. Finché le quotazioni di queste monete sono rimaste a livelli alti, la Bns poteva ancora registrare utili nel proprio bilancio. Nel frattempo, però, la musica è cambiata. L’economia mondiale si vede confrontata con tassi di inflazione in crescita, per cui anche il valore delle singole monete tende a ridursi. Ancora una volta però il franco svizzero perde potere d’acquisto in misura minore. Il movimento è anche accentuato dalla tendenza delle singole banche nazionali ad aumentare i loro tassi direttivi, in altre parole a praticare una politica monetaria più restrittiva. Ne hanno risentito anche le Borse mondiali che hanno sostituito la precedente euforia – causata proprio da politiche espansionistiche e tassi di interesse vicini allo zero – con interventi restrittivi.
Sommando queste tendenze si può capire perché il risultato semestrale della Banca nazionale svizzera sia fortemente negativo. Visto più da vicino, il bilancio semestrale presenta una perdita di 48,7 miliardi di franchi sui prestiti in valuta estera e di altri 44 miliardi sui titoli azionari. A questo si aggiunge una perdita di 10,3 miliardi dovuta ai tassi di cambio in franchi svizzeri. E, pochi giorni prima del termine per la pubblicazione del bilancio, la Bns ha proceduto a un aumento del tasso di sconto dello 0,5 per cento incrementando così anche la forza del franco sui mercati valutari. Così, il valore delle riserve valutarie, che era salito a 966,2 miliardi di franchi, è sceso a 884,4 miliardi.
In proposito si può notare che l’euro – la moneta che attira le maggiori attenzioni della Banca nazionale svizzera per ovvi motivi – ha visto il valore in franchi scendere a 0,99 a fine giugno, mentre era ancora a 1,04 franchi all’inizio dell’anno. Il corso del dollaro è invece salito da 0,91 franchi a 0,96. La perdita è stata attenuata per 3,3 miliardi di franchi da interessi attivi e per 2,3 miliardi da dividendi. L’oro ha invece provocato una perdita di 1,8 miliardi nel secondo trimestre, ma grazie ai guadagni precedenti chiude il semestre con un guadagno di 2,4 miliardi. Per completare il panorama bisogna ancora aggiungere 540 milioni dall’incasso di interessi negativi, il che porta un guadagno totale di 35,1 miliardi di franchi. Questo limita la perdita trimestrale a 62,4 miliardi, cui vanno però aggiunti i 32,8 miliardi persi nel primo trimestre.
Molte delle preoccupazioni suscitate dal bilancio trimestrale sono dovute al timore che la Bns non possa versare i milioni previsti a Confederazione e Cantoni. Premesso che questi contributi vengono calcolati alla fine dell’anno e che la situazione può nel frattempo cambiare, va detto che non è compito principale della banca quello di distribuire dividendi sugli utili. Le pressioni politiche sono state però intense negli ultimi anni, tanto che la Banca nazionale svizzera ha costituito una particolare riserva destinata a questi scopi. A metà anno la riserva comportava 102,5 miliardi di franchi, soldi che verrebbero praticamente assorbiti dalla perdita semestrale.
Se però entro fine anno si potranno fare 2 miliardi di accantonamenti, dopo l’attribuzione alle riserve valutarie, questi miliardi potrebbero essere usati per la distribuzione. Secondo l’accordo in vigore tuttora, questa distribuzione aumenta di un miliardo, con l’aumentare degli utili, con un limite a 40 miliardi e un massimo da distribuire fino a 6 miliardi di franchi. La cosa è stata possibile lo scorso anno, ma probabilmente non lo sarà quest’anno o lo sarà in forma ridotta. Il bilancio semestrale della Bns è un chiaro segnale che gli enti pubblici non possono contare sulla Banca nazionale per ridurre i propri debiti, come per esempio anche quelli eccezionali, dovuti alle misure contro la pandemia. La Bns deve concentrarsi sui propri compiti principali (il franco e la stabilità dei prezzi) e, in materia, nei prossimi mesi avrà parecchio da fare.