AVS, i timori della popolazione

Un’inchiesta condotta dalla Axa Investment Managers mostra che l’83% degli assicurati non immagina rendite inferiori e il 70% rifiuta un aumento dell’età di pensionamento per garantire le rendite
/ 01.10.2018
di Ignazio Bonoli

I timori di non più godere in futuro di rendite adeguate nel pensionamento sono sempre molto diffusi in Svizzera. Ciononostante le riforme che dovrebbero garantire pensioni di vecchiaia almeno al livello di quelle attuali faticano ad avanzare. Eppure i maggiori problemi del sistema attuale sono conosciuti da tempo: l’aumento della speranza di vita, tassi di interesse troppo bassi e numero calante di giovani che possano finanziare un numero crescente di pensionati. Ma quali misure correttive sarebbero necessarie e quali sarebbero attualmente accettabili dalla popolazione elvetica?

Secondo l’inchiesta annuale condotta dalla società Axa Investment Managers per valutare la posizione della popolazione svizzera rispetto alla previdenza professionale tra 700 assicurati, l’83% non riesce a immaginare di ricevere rendite inferiori alle attuali, mentre il 70% rifiuta un eventuale aumento dell’età di pensionamento, con l’unico scopo di garantire le rendite che vengono versate oggi.

A fine luglio anche un’inchiesta dell’istituto lucernese di ricerche Gfs prevedeva un leggero cambiamento di opinioni sul tema delle rendite di pensione. È in occasione di questa inchiesta che si è verificata una leggera maggioranza a favore dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni. Inoltre, una leggera maggioranza degli intervistati ha detto di poter rendersi conto della necessità di un aumento dell’età di pensionamento.

Sono questi anche i due presupposti (il primo perfino urgente) della prossima riforma del sistema di pensionamento, tanto per l’AVS, quanto per la previdenza professionale. Ma proprio su questi temi il popolo svizzero si è già pronunciato più volte in modo negativo. Per contro, l’inchiesta dell’Axa ha messo in evidenza che gli intervistati preferirebbero, quali misure politiche di correzione, il risparmio volontario individuale, favorito da incentivi fiscali. L’81% degli intervistati si è detto favorevole a misure di questo tipo.

Dal canto suo, l’Associazione svizzera della previdenza ha lanciato nel dibattito l’idea di rendere il più agevole possibile il versamento di fondi nel pilastro 3a, concedendo la possibilità di ricuperare versamenti eventualmente dimenticati in passato. In questo senso, in occasione dell’inchiesta Axa, i tre quarti degli intervistati erano favorevoli alla possibilità di effettuare versamenti per la previdenza professionale, anche prima del compimento del 25esimo anno, come prevede la legge attuale.

Sempre la stessa inchiesta ha potuto stabilire che il 77% degli intervistati si interessano a fondo del tema delle esigenze e delle possibili conseguenze della riforma della previdenza vecchiaia. Tuttavia si è anche potuto verificare che il 18% non sa presso quale cassa pensione sono assicurati. Il numero – un po’ preoccupante – è tuttavia in calo, poiché nel 2017 era il 20% e nel 2016 il 27%. Per quanto concerne l’investimento dei capitali di vecchiaia, i tre quarti degli intervistati desiderano che le casse pensioni pongano sempre in primo piano la sicurezza. Solo il 36% privilegia invece il rendimento. Quasi i due terzi privilegiano l’investimento in società socialmente responsabili, anche se in questo caso le rendite possono risultare inferiori.

Sempre nel campo dell’investimento dei capitali a disposizione, i favori degli assicurati vanno chiaramente all’investimento immobiliare, con il 52%. Gli intervistati pensano probabilmente di garantire una maggiore sicurezza alla propria cassa pensione. Solo il 10% privilegia l’investimento in titoli obbligazionari, il 12% quello in azioni e il 13% quello in valori alternativi. In questi ultimi casi, la motivazione principale della prudenza era l’insicurezza e il rischio dell’investimento. Molti intervistati ammettono che anche nell’immobiliare si possono perdere soldi, ricordando anche la crisi immobiliare in Svizzera negli anni Novanta e la saturazione che, attualmente, stanno conoscendo alcune regioni. Se però i tassi di interesse continuano a rimanere bassi, anche i prezzi dell’immobiliare continueranno a muoversi su buoni livelli.