L’Austria, il nostro vicino lungo la frontiera orientale, ha appena vissuto uno scandalo al più alto livello del suo sistema politico, ma è riuscito a contenere quella che avrebbe potuto diventare una sequela di grandi e piccoli colpi di scena. Il cancelliere Sebastian Kurz, leader dei popolari austriaci, si è ritrovato al centro di un’inchiesta per concussione, corruzione e abuso di fiducia. Dopo alcuni tentennamenti e per evitare un probabile voto di sfiducia, Kurz ha rassegnato le dimissioni. Quarantotto ore dopo il presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, ha nominato un nuovo cancelliere, Alexander Schallenberg, fin ora ministro degli Esteri e proveniente dallo stesso partito di Kurz, l’Övp. Nessun altro membro dell’Esecutivo risulta coinvolto nell’inchiesta, almeno fino adesso, e così l’alleanza di Governo, formata dai popolari e dai verdi, in carica dall’inizio del 2020, continuerà a governare il Paese. Si è così evitata una crisi politica che avrebbe potuto portare alle elezioni anticipate.
Qual è la rilevanza dello scandalo che ha travolto colui che a più riprese è stato definito l’enfant prodige della politica austriaca? La Procura per gli affari economici e la corruzione di Vienna sta indagando su fatti avvenuti tra il 2016 e il 2018, quando Kurz era ministro degli Esteri nella grande coalizione tra popolari e socialdemocratici. L’ex cancelliere è accusato di aver finanziato, con fondi presi dalle casse del Ministero delle finanze, sondaggi pilotati e inserzioni sui giornali, favorevoli a lui stesso e al suo partito. I tabloid con grande diffusione venivano privilegiati, come per esempio «Österreich». L’obiettivo era di danneggiare i rivali diretti e di facilitare l’ascesa politica di Kurz per consentirgli di diventare cancelliere. Alcuni suoi diretti collaboratori erano coinvolti, come per esempio il segretario generale del Ministero delle finanze, Thomas Schmid, che sembra essere stato uno dei perni del sistema. Fin ora sono indagate una decina di persone, tutte vicine a Kurz, e la sondaggista sospettata di aver pilotato le inchieste d’opinione. Numerose perquisizioni sono state fatte in molti uffici e anche nella sede dell’Övp e del Governo. Il tutto sotto l’etichetta «Operation Ballhaus Platz», dal nome della piazza dove c’è la cancelleria, il cuore politico di Vienna.
L’ex cancelliere nega tutti i fatti che gli vengono rimproverati e si dichiara sicuro di poter dimostrare la sua innocenza. Dichiara di aver rassegnato le dimissioni soltanto nell’interesse del paese, per impedire che sorga una situazione densa di tensioni, nella quale diventerebbe difficile, se non impossibile, governare. Conserva la presidenza del suo partito ed ha assunto anche la presidenza del suo gruppo parlamentare, una funzione molto importante nel sistema parlamentare austriaco. La sua intenzione, ovviamente, è di poter un giorno tornare ad essere di nuovo il numero uno. L’inchiesta in corso contrasta fortemente con quello che è stato il percorso del Wunderkind, della star della politica austriaca degli ultimi dieci anni. Un percorso che conviene ricordare brevemente. Sebastian Kurz divenne sottosegretario all’immigrazione quando aveva soltanto 24 anni. Due anni dopo riuscì a farsi eleggere deputato e a 27 anni diventò ministro degli Esteri. In pochissimo tempo venne dunque proiettato alla guida della diplomazia e in contatto con vari leader internazionali. In questa funzione, nel 2016, si fece notare per avere criticato severamente la cancelliera Angela Merkel, rea di aver accolto in Germania un milione di profughi. Nel 2017 intraprese l’ascesa all’interno del suo partito. Mise fuori gioco i vecchi dirigenti e si fece eleggere presidente.
Spostò a destra l’Övp, si schierò contro l’immigrazione e in favore della chiusura delle frontiere. Alle elezioni dello stesso anno consentì all’Övp di diventare il primo partito con il 31% dei suffragi, un successo che gli consentì di accedere alla cancelleria. Aveva soltanto 31 anni ed era il più giovane capo di Governo d’Europa e forse anche del mondo. Si alleò con l’Fpö di Heinz-Christian Strache, un partito d’estrema destra, una delle forze più sovraniste d’Europa. L’alleanza di Governo durò due anni. Alle elezioni del 2019, Kurz ottenne un nuovo successo e portò l’Övp al 37%, migliorando di 6 punti percentuali il risultato delle precedenti elezioni. Per governare si alleò con i verdi e l’alleanza a due è tutt’ora in vigore. Lo scandalo di oggi ricorda un altro scandalo, avvenuto due anni fa: l’Ibiza-gate. Nel maggio del 2019 un video pubblicato dalla stampa tedesca e registrato con una telecamera nascosta, mostra il presidente della Fpö, il Partito della libertà, e vicecancelliere Heinz-Christian Strache, nonché un altro membro del partito, a colloquio con una donna che dichiarò di essere la nipote di un potente oligarca russo. I due politici accettarono la proposta della donna di fornire finanziamenti all’Fpö per la campagna elettorale e per il sostegno dei media, in cambio della promessa di favorire gli interessi russi in Austria e di attribuire appalti pubblici all’oligarca. Lo scandalo provocò la fine della coalizione di Governo Övp-Fpö e l’annuncio di elezioni anticipate, che si tennero poi nel settembre del 2019.
Due scandali in due anni, con il coinvolgimento di alcuni massimi dirigenti politici, sollevano dubbi e interrogativi sullo stato di salute della democrazia austriaca, sui rapporti tra i media e il potere politico, sulla dipendenza degli istituti di sondaggio e di alcuni media dall’Amministrazione pubblica. Sono dubbi e interrogativi che vengono attutiti dalla forza del potere giudiziario e dalla bravura delle autorità investigative, ma che vanno posti al centro dell’attenzione del nuovo Governo e del nuovo cancelliere, Alexander Schallenberg. Il sostituto di Kurz proviene da una vecchia famiglia nobile austriaca e dal mondo della diplomazia. Era ministro degli Esteri dal 2019 e ha aderito da poco al Partito popolare. È nato a Berna nel 1969, dove ha trascorso alcuni anni. Suo padre era ambasciatore in Svizzera. Quando si è espresso sulla Confederazione l’ha sempre fatto in termini molto cordiali. È un fedele di Kurz, di cui condivide molte scelte politiche, in particolare la posizione intransigente sull’immigrazione. A lui spetterà ora il compito di far uscire l’Austria dalla pandemia, di rilanciarla economicamente e di ripristinare, almeno parzialmente, la fiducia dei cittadini nella politica, nei partiti e nei media. Una fiducia che i recenti scandali hanno duramente fiaccato.
Austria, democrazia in crisi?
L’Ibiza-gate nel 2019 e l’inchiesta per corruzione che ha portato alle dimissioni del cancelliere Kurz sollevano molti dubbi e interrogativi. Intanto con la nomina di Schallenberg è stata evitata una grave impasse politica
/ 18.10.2021
di Marzio Rigonalli
di Marzio Rigonalli