«Siamo la nuova Lampedusa», questa è la denuncia del sindaco della città andalusa di Algeciras di fronte a una situazione di emergenza immigrazione che sta diventando ingestibile. Ma non è solo Algeciras, il centro portuale del sud della Spagna conosciuto per essere il luogo da cui partono i traghetti verso il vicino Marocco, ad essere sopraffatta dalla gestione del fenomeno migratorio. È tutta la regione costiera spagnola dell’Andalusia ad essere sconvolta da questo fenomeno migratorio che sta subendo una forte accelerazione in questo periodo. Le immagini televisive di un centinaio di migranti che sbarcano tra l’incredulità dei bagnanti sulla famosa spiaggia di Tarifa, riconosciuta mecca internazionale dei surfisti, hanno fatto il giro del mondo. Negli stessi giorni a Ceuta, enclave spagnola sul suolo nordafricano, 600 immigranti assaltavano il muro alto sette metri che separa il Marocco dalla Spagna per cercare di entrare in territorio spagnolo.
L’aumento degli sbarchi sulle coste meridionali della Spagna viene confermato anche dall’Organizzazione internazionale per l’immigrazione. In sette mesi il numero degli arrivi si è triplicato, passando da 7’000 a 21’000 unità, superando così anche l’Italia per numero di sbarchi (18’000 persone sono state conteggiate da gennaio a fine luglio nella vicina Penisola, con una diminuzione dell’80%). I numeri della Spagna sono particolarmente allarmanti perché in poco tempo si è arrivati quasi al 40 per cento del totale delle persone che hanno raggiunto l’Unione europea in maniera illegale. Ciò sta generando un grande problema per l’ordine pubblico nella regione dell’Andalusia, trovatasi impreparata e alle prese con una difficile gestione del problema.
«Si tratta di un problema europeo e la gestione non può essere lasciata alla sola Spagna» si è affrettato a dichiarare Fernando Grande-Marlaska, il ministro dell’Interno spagnolo del nuovo governo socialista di Pedro Sánchez. Troppo facile non pensare alle analogie con l’Italia, dove da anni di fronte all’incapacità o impossibilità di gestire questi fenomeni migratori, vengono chiamate in causa le responsabilità o la collaborazione di Bruxelles. Quel che è certo è che l’asse della rotta migratoria verso l’Europa sembra essersi spostato dal Mediterraneo centrale (Libia) a quello occidentale (Marocco). E questo potrebbe essere solo l’inizio dei problemi per la Spagna, dato che vari media iberici riportano che ci sarebbero almeno 50’000 migranti subsahariani presenti nel nord del Marocco, pronti a giocarsi la vita pur di entrare in territorio spagnolo.
La gestione dei rapporti con lo Stato nordafricano presieduto da re Mohammed VI sarà quindi fondamentale per il futuro. Storicamente il Marocco ha sempre usato la questione migratoria con la Spagna come uno dei modi per mettere pressione ai vari governi iberici e per negoziare in cambio delle contropartite economiche sia dalla Spagna che dall’Ue. Non a caso in questi giorni l’Unione europea sta raggiungendo un accordo commerciale con il Marocco che permetterebbe ai pescherecci dell’Ue di entrare nelle acque territoriali marocchine per un periodo di quattro anni. Inoltre ci sarebbero in discussione almeno 55 milioni di euro in aiuti economici che l’Ue intende destinare al Marocco per gestire il fenomeno migratorio già sulle proprie coste. Lo Stato maghrebino ha però sempre approfittato di questa situazione geo-strategica aprendo (o chiudendo) il «tappo» della pressione migratoria verso la Spagna, a seconda della sua convenienza politica.
Secondo vari media spagnoli, anche nel caso dell’assalto alle recinzioni di Ceuta effettuato da migranti che procedevano dall’area subsahariana ci potrebbe essere dietro lo zampino del governo di Rabat. Le ricostruzioni fatte da alcuni giornali sembrano indicare che la polizia marocchina avrebbe bruciato intenzionalmente gli accampamenti degli immigrati situati nel nord del Paese, dove si rifugiano in attesa di tentare la traversata dello stretto di Gibilterra con imbarcazioni di fortuna. Ai migranti sarebbe rimasto come ultima speranza solo quella di tentare l’assalto al muro dell’enclave di Ceuta per poter arrivare al centro di accoglienza temporaneo spagnolo, situato solo a un centinaio di metri oltre queste recinzioni.
Il problema migratorio del Mediterraneo occidentale è quindi intrinsecamente legato ai rapporti politici tra Marocco, Spagna e Ue. Il ministro dell’Interno marocchino Abdelouafi Laftit ha già fatto sapere all’Ue che non vede di buon occhio la creazione di un centro di controllo della migrazione sul modello di quanto fatto dall’Italia in Libia. Secondo alcuni analisti, il crescente numero di sbarchi di immigrati sulle coste spagnole sarebbe quindi da interpretare come una sorta di avvertimento mandato dal governo marocchino sia a quello spagnolo che a Bruxelles. Se non si troveranno cospicui aiuti economici per il Marocco, la situazione potrebbe quindi diventare esplosiva sia per la Spagna che per tutta l’Unione europea.