Addio agli interessi negativi

La Banca nazionale svizzera ha deciso un aumento del tasso di sconto dal – 0,25 allo 0,50 per cento. Con quali implicazioni?
/ 26.09.2022
di Ignazio Bonoli

La Banca nazionale svizzera (Bns) ha deciso lo scorso giovedì un aumento del tasso di sconto. Di fatto, per la prima volta dopo gli ultimi anni di tassi negativi, il tasso torna in territorio positivo. L’aumento è piuttosto consistente: il nuovo tasso di sconto almeno per il momento sarà dello 0,50%, al posto del precedente –0,25%. Il passo compiuto è importante soprattutto quale indicatore delle intenzioni dell’autorità monetaria di ridurre la moneta in circolazione per contrastare la tendenza all’inflazione, cioè all’aumento dei prezzi. Dell’efficacia della misura si potrà dire soltanto tra qualche tempo, poiché molto dipenderà dall’atteggiamento dei mercati finanziari. Ora però la Bns si troverà di fronte a un grosso problema. Dovrà pagare un interesse sui depositi delle banche invece di incassare, come finora, gli interessi negativi. Non si tratta di poca cosa, perché il bilancio della Bns è cresciuto negli ultimi anni in modo vistoso. Si parlava già di bilancio eccessivo quando aveva raggiunto il livello di 700 miliardi di franchi, ma nel febbraio del 2021 la somma superava i 1’000 miliardi e nel maggio del 2022 era salita a 1’070 miliardi di franchi.

Se confrontata con il Pil svizzero, questa somma è del 140%. Proporzione enorme rispetto a quella di altre banche centrali: per la Banca centrale europea si tratta di circa la metà e per la Fed americana soltanto di un quarto. Questo aumento è dovuto in gran parte all’abbandono (15 febbraio 2015) della difesa di un tasso di cambio minimo del franco contro l’euro, mantenuto fino a quel momento a 1,20 franchi per un euro (ed è appunto per frenare l’attrattività del franco all’estero che la Bns ha introdotto gli interessi negativi; anch’essi contribuiscono però all’aumento delle somme di bilancio attualmente con 11,3 miliardi di franchi). Il risultato fu però un freno all’investimento in franchi svizzeri soprattutto dall’estero e un incentivo alle imprese svizzere a investire all’estero. A posteriori anche gli ambienti economici e sindacali, che avevano criticato la mossa, hanno dovuto ammettere che la stessa ha contribuito alla stabilità del franco svizzero, che può anche contare su un differenziale di inflazione notevole: 3,5% in Svizzera, 9,1% nell’Unione europea. Così anche il rafforzamento del franco sull’euro non ha più sollevato grandi timori.

Ora però la Bns si trova di fronte a un altro grosso problema. Dopo gli utili realizzati in passato (138 miliardi di franchi dal 2015 al 2021), ha dovuto subire nei primi sei mesi di quest’anno una perdita di 95 miliardi di franchi. È probabile che il bilancio 2022 chiuderà pure in perdita. Questo potrebbe significare che la Bns non verserà più i soldi concordati con Cantoni e Confederazione. Anche in questo caso la posta in palio non è di poco conto. I versamenti, nella misura globale di 23 miliardi di franchi, hanno contribuito ad alleviare le perdite dovute alla pandemia e hanno fornito un sostegno all’Avs, tramite la Confederazione. La nuova situazione spegnerà probabilmente le voci che chiedevano la creazione di un fondo statale che avrebbe permesso alla Confederazione di presentarsi sui mercati internazionali quale investitore in progetti strategici, che avrebbero fornito buoni rendimenti, mediante i quali favorire il finanziamento delle infrastrutture svizzere o l’Avs. La stessa somma di bilancio della Bns creava qualche preoccupazione. Voci che però finora non hanno avuto il necessario sostegno politico. Tuttavia resta sul tappeto l’iniziativa che chiede di versare all’Avs gli utili particolarmente elevati e tutte le entrate dovute agli interessi negativi.

Tra gli effetti negativi della politica monetaria degli ultimi anni si cita volentieri l’aumento del prezzo delle case, la cui domanda è cresciuta grazie ai tassi di interessi molto bassi. Sull’altro fronte i risparmiatori si sono visti scomparire le rimunerazioni dei capitali a risparmio. Anche le casse pensioni si sono trovate in difficoltà con il finanziamento delle rendite e si attendevano già da un paio d’anni un aumento dei tassi di interesse. Hanno così investito in azioni e immobili, aumentandone l’offerta, ma sempre a prezzi elevati. Solo con la pubblicazione in ottobre dei risultati trimestrali, o meglio ancora con i bilanci di fine anno, si potrà vedere quale sarà la nuova situazione della Bns e quale politica adotterà in futuro. È comunque sicuro che l’aumento del tasso di sconto proseguirà, almeno finché continuerà la politica di freno delle altre banche centrali. Si prevede che in Svizzera il tasso di sconto potrebbe salire almeno fino all’1,5%, solo di poco sotto quello precedente la crisi finanziaria.

Un eventuale ritorno alla normalità è tuttavia difficile da prevedere. La Bns dovrà comunque trascinarsi per qualche anno un bilancio eccessivo. In caso contrario dovrebbe acquistare molti franchi, contro euro e dollaro, rischiando un rafforzamento del franco. Per contro la migliorata rimunerazione delle riserve potrebbe nuovamente permettere un versamento di utili a Confederazione e Cantoni.