Nuova Delhi, quasi due anni dopo. Difficile descrivere il senso di straniamento quando, arrivando a Khan market – uno dei mercati più chic della città – trovi i marciapiedi circondati da file di alberi di Natale legati assieme da fili di lucine colorate. Abeti di plastica, ovviamente, già spruzzati di neve artificiale o di porporina, pronti a essere decorati con le palline o gli addobbi assortiti venduti nel negozio di fronte. Perché ogni singolo negozio di Khan market, quelli che in genere vendono giocattoli o paccottiglia varia, è adesso pieno di pupazzi di Babbo Natale che fanno le capriole, improbabili elfi minuscoli o giganti, palle di simil-vetro che producono tempeste di neve al loro interno, vischio artificiale e tutto quanto fa Natale. Surreale a dir poco, visto che fino a qualche anno fa, a Nuova Delhi, il periodo natalizio non si avvertiva affatto se non nelle case degli stranieri, i cosiddetti «expat», che cercavano malinconicamente di ricreare dentro casa l’atmosfera natalizia.
È vero che il mercatino di Natale organizzato dall’ambasciata tedesca è diventato una tradizione cittadina da un po’ di anni, ma per trovare qualcosa per decorare l’albero o per trovare l’albero suddetto dovevi portarlo da casa oppure andare in uno dei bazar della vecchia Delhi che, per l’occasione, si rivestiva di babbo Natale gonfiabili, lucette natalizie a forma di stella e pacchi di neve finta. Adesso tutti i centri commerciali, specialmente quelli di extra lusso, sfoggiano il loro bravo albero di Natale più o meno gigante e organizzano eventi natalizi come mercatini improvvisati al loro interno, con distribuzione di dolci e bevande, oppure Christmas children carnival extravaganza, feste improvvisate dove i bambini trovano elfi, gnomi e Babbo Natale (o meglio, Christmas Baba) con cui giocare mentre le mamme fanno shopping o si rilassano bevendo vin brûlé. Ogni singolo albergo a cinque o più stelle, quest’anno, offre pranzi di Natale, party di Natale, concerti di Natale e quant’altro.
La globalizzazione ha cambiato tutto anche in questo caso e la patria di Gandhi si è unita al resto del mondo nel celebrare il Natale dei centri commerciali e dei regali, il Natale dei pacchetti colorati e dei film di Hollywood. Il «nostro» Natale, ovviamente. In cui lo spirito di Natale di dickensiana memoria non trova più le porte tra il nostro e l’altro mondo; e Ebenezer Scrooge (il personaggio principale del racconto Canto di Natale, tirchio e avaro), che indossi un dhoti (il tradizionale indumento indossato dagli uomini in India) o un completo di Armani, ha preso il posto del Bambino Gesù. Prima per trovare tracce di Natale in India dovevi essere a Calcutta, come minimo. Dove mi sono svegliata una mattina non al suono dei soliti canti religiosi indiani intonati dai bambini della scuola accanto a casa mia, ma di qualcosa che mi suonava familiare e che ho realizzato, dopo un momento, essere «Adeste fideles». Cantato in un latino che somigliava tanto al grammelot da me adoperato per cantare sotto la doccia canzoni di film in hindi di cui capisco soltanto un quarto delle parole, ma sempre latino era.
Poi mi sono ricordata che a Natale mancava meno di un mese e che Natale, nella patria di Kali, è sempre stato un evento celebrato con grande risalto. Un evento che cominciava circa un mese prima quando, se sei una celebrità cittadina, vieni invitato a mescolare il pudding natalizio: da Fleury, la pasticceria più chic della città, oppure all’Oberoi, un grande albergo di lusso. Dove nella sala approntata per mescolare frutta secca e brandy si aggiravano elfi, slitte, Babbo Natale e alberi decorati da centinaia di lucine e dove tutti, dopo un po’, erano piuttosto allegri per i fumi dell’alcool versato a litri sulla frutta secca.
Dopo qualche giorno, nei mercati rionali o nei negozi di casalinghi e giocattoli, comparivano i primi Babbo Natale: quelli di plastica, elettrici, che cantano a voce spiegata per la gioia dei timpani dei passanti tutto il repertorio di Bing Crosby. Una visione affascinante, incastrati tra casse di tè dell’Assam, mucchi di spezie, venditori di merendine e dolcetti, cataste di frutta, verdure e fiori. Accompagnati dai venditori di decorazioni e di alberi di Natale: ogni genere di albero, compresi gli alberi di mango o i piccoli banani. La neve, per la maggioranza un’astrazione mitica vista soltanto nei film e difficile da immaginare, ricopriva il tutto in forma di fiocchi di ovatta.
Nelle pasticcerie storiche come Fleury o Nohum si vendono pudding di Natale e altri dolci natalizi, i club organizzano per i propri soci pranzi e cene di Natale a base di tacchino arrosto. Tacchino, non pollo: perché a Calcutta, al contrario di quanto accade nel resto del subcontinente in cui se vuoi tacchino devi farlo arrivare da Dubai, si allevano tacchini per Natale. D’altra parte la città è stata fondata dagli inglesi e gli angloindiani costituiscono ancora una buona fetta della popolazione locale. In realtà in passato il Natale aveva una certa rilevanza più che altro nell’India del sud o nel nord-est colonizzato da missionari di varie confessioni di matrice cristiana. L’aspetto religioso della festa ha grande rilevanza in Kerala, dove i cristiani costituiscono il 22% della popolazione, o in posti come Goa e Pondicherry che sono stati per secoli rispettivamente protettorati portoghesi e francesi e dove si possono vedere, tra decorazioni di foglie di mango e incensi devozionali, anche delle Natività dalle fattezze locali circondate dalle stesse diyia, piccole lampade a olio adoperate per salutare la dea Lakshmi a Diwali.
A Goa, in particolare, si usa mettere sul tetto una diyia la notte di Natale, per simboleggiare la luce portata da Gesù nel mondo. Per tornare a Nuova Delhi e al Natale della capitale, quest’anno, mi dicono, la messa di Natale sarà uno dei posti in cui essere visti. Complice forse l’abbraccio tra il premier Narendra Modi e papa Francesco, difatti, sono in molti a cercare di assicurarsi un posto alla messa di mezzanotte nella chiesa dell’ambasciata del Vaticano. Dove, dopo la messa, si organizza un falò e vengono serviti caffè e torte alla frutta. Chi non riesce ad assicurarsi un invito, ripiegherà sulla Cattedrale del sacro Cuore vicino a Connaught Place, dove si organizzano anche concerti di carole natalizie, o in una delle altre chiese. Dove, tra canti natalizi e inni alla pace, si spera che i partecipanti si accorgano anche delle baracche accuratamente nascoste dietro le facciate bianche e le luminarie, e dei bambini che giocano a piedi nudi dentro a rivoli d’acqua ai bordi della strada.
A Nuova Delhi tutti pazzi per il Natale
La patria di Gandhi si è unita al resto del mondo nel celebrare la festività dei centri commerciali e dei regali
/ 13.12.2021
di Francesca Marino
di Francesca Marino