La notizia di una chiusura positiva dei bilanci 2016 della Confederazione è passata quasi inosservata nei media nazionali. Eppure si tratta di 1,2 miliardi di franchi. Sarà perché la Confederazione ci ha abituati a preventivi che poi vengono sovvertiti dai consuntivi, oppure sarà perché l’effetto del freno alla spesa è superiore a quanto ci si sarebbe aspettati. Sta di fatto che con questo risultato – e questa è una notizia di non poco conto con i tempi che corrono – la Confederazione riporta il suo debito pubblico lordo sotto il livello dei 100 miliardi: più precisamente dai 124 miliardi del 2005 ai 98,8 miliardi del 2016 (dal 26% del PIL al 15%).
Qualche giustificazione a questa situazione è stata data già con la presentazione dei conti. Una di queste, un po’ curiosa, è che, a causa degli interessi negativi praticati dalle banche nei confronti dei capitali a deposito, molte imprese, ma anche alcuni privati, hanno anticipato il pagamento delle loro imposte. Questo fatto ha provocato entrate per la Confederazione superiori al previsto, ma nel contempo lascia presagire che nei prossimi anni vi sarà un rallentamento. Questo fatto da solo avrebbe contribuito a migliorare il bilancio 2016 di 800 milioni di franchi. A questi andrebbero aggiunti altri 500 milioni di entrate straordinarie che da sole giustificano quasi tutta l’eccedenza.
Nel contempo le spese della Confederazione sono comunque aumentate, pur mantenendosi nei limiti previsti. D’altro canto è chiaro che di fronte a risultati positivi (anche nel 2015 si trattava di 2,3 miliardi di franchi) il Parlamento sia propenso ad allargare di più i cordoni della borsa. Il Consiglio federale non intende quindi abbandonare il principio della prudenza nella spesa pubblica e per questo – per quanto paradossale possa sembrare – torna ad annunciare un nuovo pacchetto di risparmi.
Si tratterebbe di risparmiare un miliardo di franchi di spesa ogni anno tra il 2018 e il 2021. Aumenti di spese sono già previsti per il traffico, per l’AVS e per l’esercito. Senza misure di contenimento i disavanzi, a partire dal 2018, saliranno di circa 500 milioni fino a 1 miliardo di franchi ogni anno. Disavanzi che l’attuale meccanismo del freno alla spesa non permetterebbe. Il nuovo pacchetto partirà comunque dalla premessa che il piano di contenimento 2017 – 2019, attualmente all’esame delle Camere, venga accettato.
A qualcuno potrà sembrare che Berna voglia risparmiare a tutti i costi, tuttavia il governo fa notare che non si tratta di veri e propri risparmi, ma piuttosto di rallentamenti nella crescita delle spese. Il piano permetterebbe di contenere l’aumento delle spese nel 2,8% all’anno, dal 2017 al 2020, invece del 3,2% senza interventi. Spese che comunque restano superiori alla prevista crescita dell’economia, nella misura del 2,5% annuo.
Ciò è comprensibile, poiché la metà delle uscite della Confederazione sono dovute a spese vincolate. Il che significa anche che gli interventi sulle spese non vincolate potrebbero essere più pesanti. In questi casi si pensa dapprima sempre a tagli lineari per circa 500 milioni di franchi (pari al 3%). Di seguito si pensa a interventi mirati per 300 / 350 milioni di franchi all’anno nei settori in cui gli aumenti negli ultimi anni sono stati particolarmente forti. Infine, altri 150 milioni all’anno possono essere risparmiati in settori a gestione propria del governo (personale, informatica, consulenze esterne).
Il Consiglio federale vuole valutare nel corso dell’anno se presentare un progetto meglio definito e comprendente anche riforme strutturali. Una di esse concerne il rilancio della tassazione delle imprese, dopo quella caduta in votazione il 12 febbraio. Dapprima si può valutare un effetto positivo nel fatto che la Confederazione non dovrà indennizzare i cantoni per un miliardo, ma in seguito il problema si riproporrà. Tra le riforme si sta pensando anche a una revisione del meccanismo del freno alla spesa, nell’intento di renderlo meno rigido. In particolare, per poter utilizzare le eccedenze per altri scopi, che non siano quello della riduzione del debito. Il Dipartimento delle finanze non è entusiasta della proposta, ma attualmente un gruppo di esperti si sta occupando del tema e dovrebbe consegnare un rapporto entro luglio. A tutti è comunque chiaro che una gestione con pochi debiti, ma in previsione di grandi spese, è una garanzia per le generazioni future.